24.1.08

In vino veritas


L'esagerazione in usi e costumi dei finiani mi ha sempre infastidito. Chissà perchè stasera no.

Ai nostri dolor insieme brindiam,
col tuo bicchiere di Barbera

col mio bicchiere di Champagne!

Giorgio Gaber

Un amabile botta e risposta / 2

Oggi ho avuto il piacere di un nuovo dialogo, non serrato, con Flavia Amabile sulla sua rubrica "Diritto di cronaca" sul sito de La Stampa. Questa volta la verità è venuta fuori.

Commentando l'articolo "Il Tar e la fecondazione"

G: Gent. sig.ra Amabile, prima di commentare il suo articolo, potrebbe dirmi cosa intende lei per vita umana, o quando secondo lei questa comincia a definirsi tale? E' una verità che non può essere data per scontata in un dialogo su questi temi. Per adesso dico solo che il bastione cattolico dell'integralismo scientifico e il ciellino Formigoni con le sue ridicole linee guida, mi sembra stiano solo tentando di difendere il più innocente delle vittime degli ultimi decenni. Sa di chi sto parlando. Cordialmente.

F: Caro Giovanni, il ciellino Formigoni dovrebbe sapere che in Italia esiste una legge che regola l'aborto e che funziona molto bene. E' inutile creare ulteriori confusioni e sovrapposizioni in una materia già di per sè così delicata

G: Su, Flavia, risponda alla mia domanda. Saluti.

F: Giovanni, ma lei lo sa quali sono le regole dei blog? Io scrivo un post e scelgo un argomento, le persone commentano quell'argomento, altrimenti sono off-topic. Lei in questo momento è scorretto proprio come il suo presidente che non sta alle regole vigenti in tutt'Italia e pretende di farne di sue, anche con strani codicilli insieriti in regolamenti cimiteriali per introdurre l'obbligo del funerale per i feti. Giovani stare alle regole è la base della convivenza civile. E allora stia alle regole. Poi, quando deciderà di accettarle potremo discutere anche della vita e le dirò la mia posizione che la sorprenderà non poco.

G: Flavia, stia tranquilla. Rispetto le regole. Ho solo fatto una domanda di chiarimento sul tema affrontato. Parlare di aborto, 194, linne guida ecc. senza definire se l'innominabile è vita umana o no, non mi sembra infrangere le regole, bensì approfondire il tema. Detto questo, mi sorprenda.

F: Giovanni, continua a non rispettare le regole. qui non si discute di quando inizi la vita. qui si sta discutendo di qualcosa di diverso.

G: Gentile Flavia, provo a stare alle regole. Formigoni è stato eletto democraticamente e la possibilità di redigere linee guida come quelle da lei citate è frutto anch’essa di una decisione presa in sede parlamentare. Se le linee guida non fossero leggi, dovremmo anche lasciare annegare nei rifiuti la regione Campania. In questo caso il tema riguarda un altro tipo di rifiuto, il concepito, che si è dimostrato scientificamente poter sopravvivere anche prima delle 23 settimane. Ma forse il concepito non ha diritto di nascere…Le diagnosi pre-natali spesso sono fallibili, ma anche si fossero sicure al 100% giustificherebbero la soppressione di una vita? Ma forse il concepito non ha diritto di nascere…Nella fecondazione assistita sui tre (troppo pochi) concepiti messi i provetta, solo uno ha il diritto di nascere. Ma forse gli altri due non hanno diritto di nascere…L’articolo 32 della Costituzione parla di tutela della salute e non si capisce perché debba essere applicato solo per la madre e non per il concepito. Ma forse il concepito non ha diritto di nascere…Norberto Bobbio, parlando di diritti della donna e della società in questa faccenda dell’aborto considerava “innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte.” Lei pensa che il concepito abbia diritto di nascere?

F: Giovanni ha impiegato quasi quattro ore per scrivere questa sua accorata risposta, evidentemente ha avuto bisogno di documentarsi... Bene, vedo che lei parte dal presupposto che una madre decida per suo capriccio di abortire o di non procedere all'impianto. Il concepito ha il diritto di nascere ma la madre ha il diritto di decidere se farlo nascere in alcuni casi specifici. La presenza di malattie gravi nel concepito è una di queste cause che ritengo giustissime. Lei lo vorrebbe un bimbo malato? Con la sindrome di Down? O con una delle tante malattie che la scienza ci permette finalmente di riscontrare prima della nascita? Io non lo vorrei, glielo dico subito. E non è eugenetica questa. Sono contraria non dico alla selezione per avere gli occhi azzurri ma anche a quella sul sesso. Quando ho avuto i miei figli ho evitato accuratamente di sapere se si trattava di maschio o femmina prima della nascita. Come spesso accade nelle società civili, ci troviamo davanti a due diritti in conflitto, quello del concepito e quello della mamma. Io non mi sento di difendere quello del concepito, lei conosce tanti genitori di figli malati, felici di esserlo per difendere la vita a qualunque costo? Io ne conosco tanti di questi genitori che faticano a tirare avanti, che elemosinano tre ore di assistenza ai servizi sociali locali per avere tre ore di tregua. Ne conosco di tanti con figli che urlano dalla mattina alla sera, che si autodistruggono e distruggono. Salviamo una vita e distruggiamo una famiglia intera quando possiamo evitarlo?

G: Grazie. E' stata chiarissima: abbia però la carità di chiamare le cose con il loro nome. La sua posizione è eugenetica, non abbia paura a dirlo. Faciliti il dialogo. L'aborto è un omicidio necessario al benessere: lo scriva in grassetto senza argomentare presunte ingerenze, interessi vaticani e altre balle. Sappia però dove porta questa facile cultura della morte (anche se dovremmo saperlo). Il mio invito per il 2 febbraio è ancora valido. Alla prossima.

F: Giovanni: facile cultura della morte??????????????

G: Già già. Lei come chiama altrimenti l'omicidio necessario al benessere, normato per legge?

F: giovanni, il mondo va avanti da un po' di anni a questa parte. lei è disposto a rinunciare al suo telefonino, al computer con cui sta interloquendo con questo blog, al suo blog, al suo riscaldamento, e all'intera sua vita? non penso. il mondo va avanti e noi on possiamo farci nulla se non provare a fare in modo che gli uomini facciano il minor male possibile agli altri, su questo sono d'accordo. ma a una donna che sta per imbottirsi di ormoni, devastando il proprio corpo, la propria salute mentale e fisica, che sta sacrificando per il proprio futuro figlio un pezzo determinante di sè, ecco a quella donna io lascerei il diritto di non fare tutto questo per un figlio down o malato di chissà cos'altro ancora. lei si è mai imbottito di ormoni giovanni per avere un figlio? sa che cosa significa per una donna?

G: Flavia, evidentemente non mi sono mai imbottito di ormoni per avere un figlio e non condanno le donne, ma sento di poter dire che il "figlio a tutti i costi" non giustifichi la soppressione di altri concepiti innocenti. Le consiglio, lasciando da parte i pregiudizi, la lettura del libro del Foglio "Fate l'amore e non l'aborto".

F: giovanni, l'ho letto quel libro...

22.1.08

Una svolta necessaria


Questo piccolo blog è iniziato con il nome Q E V ?, timidamente, quasi per paura del pregiudizio che gira intorno a colui che da due millenni dice di essere la risposta a quella domanda. Il 2008 è iniziato inaspettatamente all'insegna della passione per la verità e occorre che la domanda di Pilato, ricordata anche dal papa nella sua allocuzione del 7 gennaio, venga scritta per esteso puntando dritta al cuore del problema senza nascondersi dietro enigmatici acronimi. Alla prossima.

Un amabile botta e risposta / 1

Ieri mi sono buttato nel blog di Flavia Amabile in un dialogo serrato sulla questione del papa alla Sapienza. Le sue argomentazioni sono un pò limitate e la questione di fondo alla fine è sempre la stessa: il problema della verità.

Vedi l'articolo di F. Amabile "Tutti all'angelus politico"

G: Cara Flavia, sarebbe stato bello che il discorso del papa si delineasse in linee guida per la didattica. Vorrei rileggere con lei questo passo dell'allocuzione: "L'uomo vuole conoscere - vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoría, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha
affermato una reciprocità tra "scientia" e "tristitia": il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto - chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste." Le chiedo con sincerità: perchè si inasprisce tanto di fronte a quest'uomo e alle sue parole di così profonda ragionevolezza?

F: Giovanni, non mi inasprisco io. E' l'ingerenza della Chiesa nella vita politica italiana ad aver raggiunto livelli superiori a quelli di qualsiasi altro Paese al mondo, fatta eccezione per le Repubbliche islamiche. Sono i fatti che contano. sulle parole siamo d'accordo. anche io vado alla ricerca della verità. è il mio lavoro.

G: Scusi la mia insistenza, ma visto che lei dedica tutta la sua vita alla ricerca della verità, mi potrà confermare che le posizioni in campo nel dibattito attuale non hanno tutte lo stesso peso e lo stesso valore. Nel momento in cui una di queste voci ha un largo consenso e come prima preoccupazione ha proprio la ricerca della verità, io sarei contento se riscuotesse un certo interesse nei vari ambiti del confronto culturale, non le pare? Cordialmente.

F: Giovanni, non ho mai sostenuto che il Papa non dovesse andare a parlare all'università se è a questo che si riferisce

G: Mi riferivo alla sua affermazione: "E' l'ingerenza della Chiesa nella vita politica italiana ad aver raggiunto livelli superiori a quelli di qualsiasi altro Paese al mondo, fatta eccezione per le Repubbliche islamiche".

F: giovanni, è così. Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna, per non parlare di tutti i paesi del Nord Europa, dell'Australia,e molti altri ancora, la fede ha un suo posto e lo Stato ne ha un altro. Le autorità religiose parlano nelle chiese, i politici in Parlamento. Solo nelle repubbliche islamiche la Sharia è legge

G: Insisto con delicatezza. Non mi ha ancora risposto al primo commento. Aspetto fiducioso.

F: giovanni, evidentemente non capisco. mi ha detto a quale frase si riferiva e le ho risposto. Rispetto al suo primo commento le posso dire che sarei anche io contenta che una voce che abbia larghi consensi e come prima preoccupazione abbia proprio la ricerca della verità, riscuotesse un certo interesse nei vari ambiti del confronto culturale. Ho detto il contrario?

G: Provo a spiegarmi nuovamente. La voce di cui parlavo era evidentemente quella del papa, soprattutto rispetto alle ultime dichiarazioni nell'allocuzione del 17 gennaio. Mi dice quindi che anche lei è contenta che a questa voce vengano lasciati ampi spazi per potersi esprimere?

F: giovanni gliel'ho già detto, certo che sono contenta. mi auguro che siano lasciati a tutti ampi spazi

G: Mi scusi, ma è una questione che mi sta molto a cuore. Mi può spiegare qual'è la differenza fra avere ampi spazi per potersi esprimere ed essere ingerenti nei confronti della politica?

F: giovanni, le leggi sono la differenza, il chiedere ai parlamentari di comportarsi secondo la coscienza cattolica indipendentemente da quello che la maggioranza di un Paese chiede

G: Riassumo: lei dice che non è inasprita nei confronti del papa e che anche lei lavora per ricercare la verità; è a favore del discorso alla sapienza, e se questa voce riscuote interesse è giusto che abbia ampi spazi per esprimersi. Però se a interessarsi di questa voce sono gli uomini che hanno il compito di fare le leggi, allora siamo di fronte a un caso di ingerenza della chiesa. Domanda: quindi lei è solo un po' infastidita, senza inasprirsi, dal fatto che la chiesa interessi ancora a qualcuno?

F: giovanni, le posso dire che il suo tono è l'unica cosa davvero 'inasprente'? Senza offesa, per carità! Esprimo opinioni, vi do spazio per esprimere le vostre. Sarebbe bello se fosse sempre così. Per tornare al suo punzecchiamento: l'ingerenza della Chiesa si ha quando il papa invita i politici ad agire secondo la fede cattolica e quei politici calpestano i patti siglati al momento di andare al governo in nome della loro fede.

G: Mi perdoni se l'ho inasprita in questa uggiosa giornata di gennaio, ma il tema è veramente interessante e io sono fatto così. C'è qualcosa che continua a non tornarmi: il papa cerca la verità; lei cerca la verità e io pure. Visto che per i cattolici la fede è il compiersi della ragione nella verità, perchè non vede possibile un lavoro appassionato e comune in questa ricerca?

F: giovanni, perché il problema è che la verità non esiste, ognuno ha la propria

G: Allora perchè la ricerca?

F: giovanni, perché no? lei non ha voglia di cercare la sua verità, mi sembra di sì.

G: La ricerco perchè so che c'è ed è buona per tutti: altrimenti come sarebbe possibile continuare in quest'avventura sapendo che la meta non c'è? Oppure come sarebbe possibile una convivenza civile senza un denominatore comune ad ogni uomo? Sarebbe una giungla in cui vige la legge del più forte. Se lei sta a Milano, mi piacerebbe molto invitarla ad un incontro sul tema. Che ne dice?

F: Giovanni, mi perdoni sono dovuta correre a Napoli per occuparmi di rifiuti e non ho potuto rispondere al suo gentile invito :))) comunque abito a roma

G: Se percaso passa dalla vera capitale, il 2 febbraio al Teatro dei Salesiani in via Tonale 19 ci sarà l'incontro di presentazione del libro di don Luigi Giussani "Si può vivere così" in cui si affronta anche il rapporto fra ragione, fede e verità. Un saluto.

Arch. Giovanni Fasani

18.1.08

A proposito di Speranza...

Guardate questa scena della Storia Infinita e capirete perchè compare sempre meno nei palinsesti. Le grandi verità dei pupazzi di una volta...

Il dissolversi della nebbia


Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: Che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla “ragione pubblica”, come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: Che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza. Torniamo così alla struttura dell’università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c’erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull’essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità. Ma come possono esse corrispondere a questo compito? Questa è una domanda per la quale bisogna sempre di nuovo affaticarsi e che non è mai posta e risolta definitivamente. Così, a questo punto, neppure io posso offrire propriamente una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda – in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta.

Allocuzione del Santo Padre per l'incontro con l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
Per il testo completo clicca qui.

16.1.08

Il vitello d'oro


Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d`oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me". Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso.


Es 32, 2

Sapienza, un’altra vergogna per l’Italia


I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice. Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:


1) l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;

2) la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una “discarica” ideologica.

Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.

Comunione e Liberazione
15 gennaio 2008

15.1.08

Presentazione Moratoria sull'Aborto


Sarà, ma un'uomo come questo non si è mai visto nella storia della Repubblica Italiana.
Sfido qualsiasi personaggio pubblico (giornalista o politico che sia) a pronunciare pubblicamente giudizi così chiari e netti su questioni fondamentali come questa.
Un opportunista? Avercene di opportunisti così...

8.1.08

Don Ciccio non sbaglia un colpo


IN NOME DELLA RAGIONE LAICA

Caro direttore - La seguo con simpatia ed amicizia da tempo, ma soprattutto in questo momento sento il bisogno di esprimerle tutta la mia solidarietà, non tanto per la battaglia che sta conducendo a favore di una moratoria dell’aborto, quanto per la difesa della “ragione laica” in essa sottesa. E’, infatti, in nome di ragioni, che “appartengono a chi è dentro e a chi è fuori le mura della chiesa o delle chiese” (cfr. il Foglio, 7 gennaio 2008), supportate anche dalla documentazione che viene dal progresso scientifico, che Lei sta difendendo il “diritto di nascere” di chi, fin dal primo momento del concepimento, non può non essere considerato un vivente umano. Ritengo, pertanto, che dietro la battaglia per la moratoria dell’aborto se ne stia giocando un’altra ancora più decisiva, cioè quella a favore di una ragione comune che stia a fondamento di uno stato democratico. Ha scritto Jürgen Habermas: “L’idea di sé dello stato costituzionale democratico si è sviluppata nel quadro di una tradizione filosofica che si richiama alla ragione ‘naturale’, dunque unicamente ad argomentazioni pubbliche, che pretendono di essere parimenti accessibili a tutte le persone. L’assunzione di una comune ragione umana è il fondamento epistemico della giustificazione di un’autorità statale laica, che non dipende più da legittimazioni religiose” (“Tra scienza e fede”, Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 24). Forse questo è il vero motivo per cui questo grande pensatore europeo viene avversato da alcuni laici, o meglio laicisti, italiani. Flores d’Arcais gli ha dedicato l’editoriale dell’ultimo numero di “Micromega” dal titolo “Undici tesi contro Habermas”, nelle quali afferma che la ragione, cui Habermas brucia incenso, non è ragione, ma è teologia: “E’ restaurazione omnipervasiva della teologia contro le conquiste della moderna scepsi critico-empirica”. Ma, negata una comune ragione naturale, perché “contro le conquiste della moderna scepsi critico-empirica”, e quindi la possibilità di una ragione squisitamente laica, su che cosa sarebbe possibile fondare il diritto, se non sulle ragioni del più forte, che potrebbe essere anche una maggioranza democratica?

don Francesco Ventorino, il Foglio, 8 gennaio 2008