4.9.09

Si conosce solo ciò che si ama


“Che altro è vivere felicemente se non possedere qualcosa di eterno, conoscendolo? Nessun bene si conosce perfettamente se non lo si ama perfettamente”

S. Agostino, Diverse questioni 35, 2

19.8.09



Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante
tu mi guardi e mi chiedi se sono presente
io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d'amore.
Sì quel senso vitale che un po' si conosce
qualche cosa di dentro che affiora, che cresce
la voglia di credere ancora ad un gesto d'amore.
No, non dico l'amore che sappiamo un po' tutti
no, non dico l'amore che ci capita spesso.
Per amare io devo conoscere e amare me stesso.

Camminare in un posto, mangiare una cosa
sentire che sei in una stanza.
Adoprare le mani, toccare un oggetto
capire la sua consistenza.
Imparare a sentire il presente
in un tempo così provvisorio
esser giusti su un metro di terra
sentire che il corpo è in perfetto equilibrio.

Peccato, io non so mangiare
peccato, io non so dormire
non so camminare in un prato
non so neanche amare
peccato.

Io ti sfioro e non so quanto sia emozionante
tu mi guardi e mi chiedi se sono presente
io penso alla nostra impotenza, ad un gesto d'amore.
Io ti passo la mano sugli occhi un po' stanchi
poi mi accosto al tuo viso, al tuo seno, ai tuoi fianchi
e cresce la voglia di unirci in un gesto d'amore
no, non dico l'amore che possiamo anche fare
ma l'amore.

18.8.09

"Gli Acchiappafantasmi" - Tribute

Tributo all'indimenticabile film muto "Gli Acchiappafantasmi" realizzato nell'anno 2000 in occasione del 18° compleanno delle signorine Laura e Beatrice (la mora e la bionda).

30.5.09


"La strada è la stessa, pur se don Camillo marcia a destra e Peppone a sinistra; e assieme continueranno il loro viaggio. Che Dio li accompagni."

23.5.09



"Di fronte agli uomini non lo so, ma di fronte a Dio bisogna andare. Ricordati, la libertà significa non avere paura di sbagliare, non perchè sei superficiale, ma perchè se decidi in base alla paura di sbagliare non farai più nulla."

Emilio Bonicelli, Enzo. Un'avventura di amicizia, Marietti 1820

3.5.09

E-vah!


The recon ship breaks free of the planet.
Its boosters shut down.
Wally takes in the sudden QUIETNESS OF SPACE.
Looks back at his planet.

WALLY: Oooh...

Weightlessness takes effect.
Wally almost floats away.
Grabs hold of the ship.
Knocks on a WINDOW near Eve.

WALLY: E-vah!

No response. She remains shut down.
Wally points out at the stars.
It is the most spectacular light show possible.
And Wally has a front row seat.

1.5.09

L'umano delle Iene


Noi non siamo esenti dal rischio di vivere la vita nella anestesia totale che crea la nostra società.
Il vero pericolo della nostra epoca è la perdita del gusto del vivere. Questo implica il non sentimento di sé, la non affezione a sé. Occorrerebbe fare una anestesia totale perché uno perda integralmente il senso dell’attaccamento a se stesso e almeno una preoccupazione di se stesso. Il tipo di società in cui siamo riesce a realizzare queste anestesie totali. In tante occasioni siamo addormentati nel nostro torpore, nella fuga da noi stessi dove la cosa più lontana è questa affezione a sé. Basta pensare all’ultima volta che abbiamo avuto un istante vero di tenerezza verso noi stessi.

Queste anestesie totali non possono essere permanenti, hanno un limite. Per questo la sofferenza non è evitabile, la sofferenza indica la fine di una anestesia totale. Attraverso queste circostanze il Mistero ci vuole educare alla nostra verità, alla coscienza per cui siamo fatti, non ci lascia andare verso il niente, per una passione per la nostra vita come il segno più potente della sua tenerezza.

appunti Esercizi Fraternità di Comunione e Liberazione 2009

Video delle Iene sul terremoto in Abruzzo

29.4.09

DIRECTIVE


Eve returns with FOUND CIRCUIT BOARDS.
Shows each one to Wally.
Will any of these work?
He shakes his head with a frail “no.”
Wally opens his compactor.
Pulls out the plant.

WALLY: Di...rec...tive.

Eve holds the plant.
Her “RETURN TO AXIOM SUPERIOR” flashes in her display.
She considers it for a moment...
...then tosses the plant to the floor.
I don’t care about the plant anymore.
She holds her hand out to him.

EVE: Directive.

Wally struggles to lift his hand to Eve’s.
He reaches out...
...and bats her hand away.
Surprises Eve.
Wally pushes past her.
Crawls over to the discarded plant.
Gives it back to Eve.

WALLY: Errr.....

Eve can’t make out what he is saying.
Wally fumbles around his box.
Pulls out...
...the Zippo lighter.
Lights it.
Eve stares at the flame.

EVE: Earth?

Wally nods.

WALLY: Earth.

He moves his binocular eyes up and down.
Like the time he fixed his broken eye.
You can fix me, Eve.
With spare parts in my truck.
The truck that is back on...

EVE: Earth! Earth!

Her eyes light up.
She understands!
No time to lose.
She scoops him up...

(from Wall-e script)

19.3.09

Il martirio di San Giuseppe



Accostare la figura di san Giuseppe alla parola “martirio” può suonare inusuale. La sua figura, avvolta nel silenzio, è così diversa da quella che esce dal fiume di parole che ci portano la passione di san Paolo, una vita fatta di azione, di riflessione gridata ad alta voce, scossa dagli affetti e conclusa da una morte cruenta. Che cosa ha a che fare tutto questo con la riservatezza di san Giuseppe?

Il martirio di Giuseppe fu anzitutto il martirio della decisione.

Tutto è condensato nel primo capitolo del vangelo di Matteo. Ma bisogna leggere anche Luca, per avere un quadro completo di ciò che accadde. Maria è tornata a Nazaret, dopo aver accompagnato negli ultimi tre mesi di gravidanza la cugina Elisabetta. Lei stessa è ormai al terzo mese. Matteo inquadra Giuseppe mentre “sta riflettendo a queste cose” e il primo verbo che usa per descriverne l’azione è: “decise”. “Decise di ripudiarla in segreto”.
Da che cosa fu mossa quella decisione? Non dall’umiliazione. Quel sentimento era in lui bloccato dall’intuizione del cuore di Maria. La amava e la conosceva. L’evidenza della sua persona era ai suoi occhi come una sorta di barriera luminosa, che impediva alla sensazione cocente della delusione di affacciarsi. Giuseppe non conobbe amarezza. Nello stesso tempo quella gravidanza era un fatto innegabile.
Quale fu dunque la riflessione di Giuseppe? Non poteva negare il fatto, non volle dubitare dell’innocenza. Questa fu la sua decisione. Le due cose non stavano insieme ed egli rinunciò a ricondurre a ragione ciò che il pensiero umano non poteva abbracciare. Si ritirò dunque di fronte all’incomprensibile. La decisione di Giuseppe fu reverenza di fronte a ciò che non poteva capire. Fu senso del mistero. Fu timore di Dio.
Anche Abramo aveva rinunciato a sciogliere l’enigma. Promessa di una discendenza sterminata, sacrificio dell’unico suo figlio. Abramo si limitò a riconoscere che quel ragazzo non era suo. Ma la mano che alzava la lama su di lui fu fermata dall’angelo inviato da Dio. Giuseppe temette di prendere Maria in casa sua. Temette che non fosse la volontà di Dio e decise tra sé il suo sacrificio. Anch’egli rinunciò a sciogliere l’enigma, si rimise a Dio. Fu la resa della disponibilità, totale. E anche a lui venne inviato un angelo, a spiegare l’inspiegabile. “Non temere, Giuseppe”. Egli allora decise di nuovo. Lasciò scombinare i suoi buoni piani, i piani di un uomo “giusto”. «Destatosi dal sonno», fece come l’angelo gli aveva indicato. Decise di accettare il martirio silenzioso della verginità.

Il suo martirio fu poi il martirio dell’incertezza.
I ripetuti interventi dell’angelo, dopo la nascita di Gesù, lo costringono ad una mobilità continua. Dopo l’umiliazione della stalla di Betlemme, ci fu quella dei continui spostamenti, della precarietà, della mendicanza, del paese straniero. Non è facile per un uomo non poter provvedere a sua moglie e a suo figlio. E a un profugo è negata proprio la possibilità di farlo. Fu per Giuseppe una nuova scuola di disponibilità, di abbandono. Dovette imparare a pensare la sua vita a partire dall’incarico di custodire quel bambino e sua madre. E basta. Dovette imparare a cercare in questo e solo in questo la sua dignità.
Questo fu per Giuseppe il martirio della povertà.

Infine fu il martirio della responsabilità.
Giuseppe è l’uomo delle decisioni. Egli obbedisce all’angelo e decide, obbedisce a Dio e fa le sue scelte. La prontezza con cui risponde è la nota di questo padre terreno, durante tutta la primissima infanzia di Gesù. Nella responsabilità del decidere Giuseppe esprime se stesso. Ma decidere significa morire. E a Giuseppe non fu risparmiato questo peso.

Questo fu il martirio dell’obbedienza al suo incarico.
È strano, ma di un uomo di cui i vangeli non riferiscono neppure una parola, descrivono però con precisione alcuni sentimenti. Sono sempre frangenti di travaglio. Egli aveva il compito di difendere. Per questo “ebbe paura” di far ritorno nella Giudea di Archelao. Decise per Nazaret, accettando il disagio delle chiacchiere malevole che li avrebbero accolti. Giuseppe aveva il compito di custodire. Ma ci fu un momento in cui temette di aver mancato all’incarico. “Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”, esplode la Madonna, ritrovando Gesù, dodicenne, dopo tre giorni di disperata ricerca. Angoscia di un padre che ha perso suo figlio, panico di un uomo che si è distratto davanti a Dio.Questo fu per Giuseppe il martirio quotidiano della vigilanza.
di Paolo Sottopietra

Chi ci PRESERVA dalla verità?

Al solito le parole del Papa vengono tolte dal contesto, volutamente distorte e polemicamente affrontate per ridicolizzarne l’autorità e per evitare la fatica di mettersi in discussione: invece cade nel vuoto l’invito ad un lavoro educativo culturale e caritativo di cui la Chiesa è promotrice in nome dell’Incarnazione.

Domanda: Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? Très Saint Père, Vous serait-il possible de répondre en français à cette question?

Papa: Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai Camilliani, a tutte le Suore che sono a disposizione dei malati … Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di profilattici: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.

www.ilsussidiario.net

10.2.09

9 febbraio 2009

Anche questa sera ci siamo visti alla Pizzeria del Sole. Un bel posto, nuovo per di più, dove la gente ama ritrovarsi e dove famiglie numerose di cui non credevo più l'esistenza si fanno largo fra i tavolini buttando gli occhi sui cannoli ben ordinati nei vassoi. Nell'aria la fragranza della pizza e un gaio brusìo sovrasta la musica dei televisori. "Un'abbondante con doppia mozzarella! Anzi una maxi con salame piccante!" E i camerieri scivolano veloci con bottiglie e lattine in mano ammiccando ai clienti con fare professionale. Solo la lampada con quel grosso sole sembra seguire un altro ritmo, quasi fosse da un'altra parte come chi fissa con sguardo perso fuori da un finestrino appannato. Si illumina. Poi lentamente si smorza fino a morire; e poi di nuovo impercettibilmente riprende colore. La pizza è arrivata. Bella, fumante, rigata da fili d'olio verde. Ci buttiamo sul cibo come se non mangiassimo da vent'anni, mentre alcune ragazze ben truccate dietro di noi ridono in continuazione, festeggiando un amico di cui non ricordano il nome. "Eluana è morta" appare sul muto televisore. "Certo che è prorpio un bel posto, e si mangia anche bene!" La lampada continua a pulsare lentamente quasi cercando di rallentare quel vortice di sudore e succhi gastrici. Nel tavolo accanto al nostro c'è una famiglia del sud con la nonna a capotavola che si versa qualcosa nel bicchiere con fare volgare. Mentre tutti masticano rumorosamente sopra i piatti, quella che sembra essere la madre ha invece il piatto vuoto. Silenziosa fissa lo schermo appeso al muro di stucco arancione. "Eluana è morta". “Ma allora era viva” – sussurra - e gli occhi cominciano a farsi rossi e di vetro, come quel sole elettrico sospeso sui tavoli…

29.1.09

iPod


Ci sono certe mattine grigie in cui ringrazio la divina provvidenza di aver fatto incontrare W.A.Mozart e Steve Jobs nel taschino del mio giaccone.