27.2.08

Shut up! Listen...

Ferrara esita...


Dal Foglio di oggi:

Ho già detto che se anche andasse male non importa, perché è già andata bene. E che esitare genera malessere. Però un po’ esito, e ci dormo poco e un po’ mi angoscio, in mezzo a pressioni pubbliche e private, preoccupazioni motivate sulla difficoltà di tradurre in voto politico la riscoperta di una antica sapienza: liberi di scegliere, si deve scegliere contro la tristezza e la comodità del desiderio che si fa diritto in modo dispotico verso il diritto altrui. Il diritto di un concepito a diventare un uomo o una donna, non un rifiuto, uno scarto della civilizzazione. Liberi per legge di abortire, si deve scegliere contro l’aborto. Aborto? No, grazie. Moratoria e lista sono l’occasione per qualcosa di diverso dal generico chiasso a mezzo stampa, hanno confuso i confusi, chiarito i chiari di mente e di spirito. Si sono già imposte quanto era necessario per rompere un silenzio che durava da trent’anni. Andare fino in fondo, con intelligenza, vuol dire presentare le liste e il simbolo alla sola Camera, in tutte le circoscrizioni. Vuol dire offrire ai cittadini la possibilità di votare per il governo che preferiscono al Senato, dov’è questione di premio di maggioranza in qualche regione, e di scegliere un altro tipo di voto, un voto di idee su come si vuole vivere e far vivere, alla Camera.
Un fallimento, che in molti temono, significherebbe un fallimento della lista, della irruzione nella politica dei partiti, nelle logiche tifose e assolutiste di un voto utile. Non sarebbe il disastro di una lingua nuova che in tutto l’occidente si sta facendo strada in mille forme, prendendo mille strade, fuori e dentro i confini della pratica cristiana e della fede, anche in un mondo secolare e ultrasecolarizzato che un serio dubbio comincia a coltivarlo.
Di tutto questo sono convinto, però esito. La fase finale è la più dura, la più obliqua, la meno semplice da percorrere. Confessarlo è necessario per me, un impolitico. Sapere come la pensate è urgente. A me, personalmente, non importa l’ipotesi di un insuccesso. Penso che sarebbe un mio insuccesso e basta. E che tutto il resto, lo sforzo di dire qualcosa di significativo intorno all’indifferentismo occidentale, riprenderebbe il giorno dopo senza umiliazione e senza vanto. Sono stato nel collegio del Mugello, contro un magistrato che allora era più popolare di Maradona e che si presentava in un luogo politico in cui un suo sconosciuto predecessore aveva avuto il settanta per cento dei voti, che quel magistrato ha rimesso nel suo sacco vittorioso senza sforzo. Però ho ancora uno scrupolo, un tentennamento. Se mi farete sapere che ne pensate, ve ne sarò grato. Venerdì depositiamo il simbolo.

La legge della vita


Tratto da "Ricomincio da capo" di Harold Ramis con Bill Murray.
Film paradossale che racconta il segreto paradosso della vita:

Forse che fine della vita è vivere? Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi su questa miserabile terra? Non vivere, ma morire (...) e dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!(...) Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per essere data?

Paul Claudel - Annuncio a Maria

25.2.08

Benedetta laicità


Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.

dall'Allocuzione di Benedetto XVI - Università degli Studi "La Sapienza"
Roma, Gennaio 2008

L'Elefante e la Faina

21.2.08

Niente guerre per la vita ma solo testimonianza


Qui di seguito l'articolo di Giorgio Vittadini (presidente Fondazione per la Sussidiarietà) apparso oggi su "Il Giornale". Una presa di distanza dalla mobilitazione dei Foglianti o semplicemente un consiglio per coloro che si vogliono unire alla battaglia?

L’attuale situazione demografica del nostro Paese presenta impressionanti analogie con quella dell’Impero romano nel suo declinare. Il sociologo californiano Rodney Stark, che si dichiara agnostico, nel suo libro “Ascesa e affermazione del Cristianesimo” (Ed. Lindau, 2007), basandosi su numerose fonti, mostra che nel mondo pagano l’aborto era un metodo di contraccezione di massa, nonostante i pericoli gravissimi che comportava, e l’infanticidio era praticato spesso nel caso di figli ammalati o handicappati. Il matrimonio era un’istituzione in grave crisi e le famiglie erano poco numerose. Per tutte queste ragioni la natalità era in vertiginosa diminuzione e non riusciva a compensare la forte mortalità.

In questo contesto i cristiani erano una palese eccezione. Erano nettamente contrari ad aborto, infanticidio, pratica della prostituzione, omosessualità, perché mossi da un amore all’uomo e all’ordine naturale delle cose che veniva loro dall’imitazione e dall’immedesimazione nella persona di Gesù Cristo, riconosciuto presente nelle loro comunità. Manifestavano questa differenza attraverso la loro esperienza quotidiana che non poteva non colpire tutti coloro che la vedevano, anche i nemici più acerrimi. L’amore alla vita, anche la più debole, poneva interrogativi a chi era uso valutare gli esseri umani solo per il loro potere e la loro ricchezza. Perciò, pur non facendo di questa concezione una battaglia politica capace, con leggi acconce, di costringere i pagani ad adeguarsi ai loro usi più umani, nel giro di qualche secolo, nonostante la caduta dell’Impero romano e le nuove sfide date da usanze barbare altrettanto anti umane, le loro concezioni in merito a matrimonio e rispetto per la vita nascente divennero prassi prevalenti nella nuova Europa cristiana.

Uno scenario opposto si riscontra nello scorso secolo in Paesi cattolici come l’Irlanda, la Polonia, l’Italia, la Spagna. Una legislazione confacente ai principi cristiani e una morale prevalente che si rifaceva agli stessi principi, non è riuscita ad impedire il distacco di molti da un modo umano di trattare l’amore e i figli in arrivo. Secondo uno studio del prof. Bernardo Colombo, pubblicato nel 1976 - ovvero due anni prima dell’entrata in vigore della legge 194 - su “Medicina e Morale” rivista dell’Università Cattolica, il numero di aborti in Italia era già tra i 100.000 e 200.000 (i dati più recenti parlano di 130.000, di cui 36.000 di donne straniere). Successivamente, i cattolici si sono impegnati - e ancora si impegnano, con alterni risultati, nella sacrosanta battaglia perché la legislazione non divenga del tutto aliena dal rispetto della vita umana. Ad esempio, grazie anche al loro impegno, la legislazione sull’aborto in Italia, con la 194, è risultata meno distruttiva che in altri Paesi. Tuttavia, quando si sono tradotti i principi morali in battaglie frontali, fino al referendum sull’aborto, ovunque si è persa la partita. Quale è la debolezza di questa traiettoria moderna? La dimenticanza dell’insegnamento della storia, il venir meno, già quando la legislazione e la morale erano favorevoli, dell’esperienza di novità vissuta e testimoniata da persone e famiglie più liete, anche di fronte a situazioni e scelte che chiedono più sacrificio e fatica, ma capaci di contagiare tutti con l’evidenza di fatti visibili. Ogniqualvolta l’impegno morale e politico mette in ombra questo oscuro e quotidiano lavoro di educazione e testimonianza, quelle che sembrano scorciatoie si rivelano in poco tempo una via senza uscita.

20.2.08

Un amabile (seppur breve) botta e risposta

Donne in galera. Il ritorno delle mammane. Clima di terrore e violenza. Altre idee? Si, il copyright della moratoria, furbacchione di un Ferrara....

Commentando l’articolo "il piccolo Ferrara"

G: Grazie Flavia, per fortuna che ci sono giornalisti come te che puntano subito al cuore del problema senza ideologia e senza attacchi alle persone. Affezionatissimo.

F: Giovanni, a che cosa devo quest'ironia stavolta?

G: Lo sapevo che non l'avresti capita...

F: Giovanni, ho molti limiti, lo so, spiegamela se vuoi

G: Quando farai un articolo sulle ragioni che hanno mosso Massimiliano Musso, Giuliano Ferrara e altre migliaia di persone alla proposta di moratoria per l'aborto, te la spiegherai da sola. Limitatissimo.

18.2.08

L'arte del ragionare/2


Ecco un altro capolavoro di ragionevolezza dell'elefantino da vedere e rivedere. La frase più bella riferita ai leader del Pdl: "Farei anche il loro autista per avere l'apparentamento". In alcuni passagi tornano alla memoria le parole di G.K. Chesterton in "Eretici" del 1905:

La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Il video non è più disponibile. Peccato

P.S. Se qualcuno volesse vedere come si vive con il morbo di Klinefelter può andare sul sito:

www.klinefelter.it

13.2.08

Ecco la lista per la grande moratoria


Ci siamo. La lista è pronta, ma alcune domande sull'effettiva efficacia dell'idea dell'elefantino ancora mi ronzano rumorose nella testa (vedi lo stralcio della lettera di S. Belardinelli apparsa in prima pagina sul Foglio di oggi). Comunque mi piace eccome, perchè, vada come vada, costringe tutti a prendere posizione di fronte a una verità che per molti (me) era stata risucchiata dal vuoto pneumatico del "tutto dovuto e niente donato". E' una faccenda politica? Sì, e ancora sì; anzi, come dice il Direttore, è una questione "superpolitica". Comunque vada sarà un successo...

"[...] Il fatto è vedo una sproporzione tra la grandezza e la possibile pervasività culturale di ciò che si è mosso e si muove dietro la richiesta di moratoria per l’aborto e la sua eventuale declinazione nei termini di un partito politico, il quale, per quanto sui generis sarebbe pur sempre un “partito”. Io credo invece, caro direttore, che in questo momento bisogna insistere nella battaglia culturale, fare pressione su tutti gli schieramenti politici, affinché comprendendo che non stiamo scherzando, che su questi temi saremo sempre lì a incalzarli con la determinazione, a tratti feroce, che lei ha saputo dimostrare in questi anni. Sono certo che raccoglieremmo di più, senza offrire alibi a coloro, purtroppo ci sono anche quelli, , che se ci vedessero, poniamo, nello schieramento di centrodestra liquiderebbero tutto come una perfida manovra politica, magari orchestrata da Berlusconi. Tutto ciò può apparire per certi versi deprimente, però l’Italia è così. E siccome il movimento della moratoria sta diventando mondiale, teniamo gli occhi a quest’altezza, continuiamo questa grande battaglia e lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti. Con la stima di sempre.

Sergio Belardinelli


Pensiero di un mio magnifico collaboratore: “Io invece sono sempre più convinto che una cosa, per diventare trasversale o bipartisan ha prima bisogno di esser di parte, di avere una parte che se ne faccia carico, pena l’inefficacia”. Sono d’accordo con questo mio collaboratore, caro e sincero professor Belardinelli. Non c’è separazione fra l’impegno culturale e civile, che continua come prima, e la testimonianza delle nostre idee portata senza eccessi e senza albagia nella contesa elettorale. Non cambia niente di niente, solo si aggiunge qualcosa che non può che avere successo. La ringrazio per il sostegno e per la sua schiettezza.

Giuliano Ferrara

Annalena la sconsiderata


In attesa della riapertura del sito de Il Foglio godetevi questo capolavoro di sconsideratezza. Mi piacerebbe conoscere il compagno di Annalena...

11.2.08

Into the wild


Non l’amore, i soldi, la fama. Non la giustizia o la fede, non una famiglia. Datemi la verità.

Per descrivere questo film ci vorrebbe una poesia o meglio ancora il silenzio. Ma come si fa a non dire niente?
Un gran film, finalmente. Sean Penn racconta un viaggio, che come tutti i grandi e piccoli viaggi è una vita intera. La storia di un’apparente fuga dal mondo e dalla società umanamente corrotta si rivela essere invece l’epopea di un uomo che, tentando di spogliarsi della menzogna che lo soffoca, si immerge nella ricerca di un senso che possa colmare la sua ansia di verità. Quest’avventura trova il suo spazio nella natura sterminata americana e non per una facile rivalsa ecologista (giudizi da giornale mediocre a vocabolario ridotto), ma per la promessa buona che il mondo creato porta dentro di sé. Come dice Gerard Manley Hopkins:

Generazioni hanno camminato, camminato, camminato;
e tutto è arso dal traffico; consunto, macchiato dalla fatica;

e porta il sudicio dell’uomo, e tramanda l’odore dell’uomo:
il suolo
è spoglio ora, né il piede, calzato, può sentirlo.

E, malgrado tutto questo, natura non è mai esaurita;

là, nel profondo delle cose, vive la più cara freschezza:
e benché le ultime luci siano scomparse dall’occidente oscuro,
oh!, il mio mattino sorge al bruno orlo dell’oriente.

La natura però non è sufficiente. E’ indomabile, crudele e la carne senza vita dopo un po’ marcisce. La ricerca di una libertà pura, slegata dagli uomini diventa così una ferita che tortura e corrode se non è lenita dal balsamo del perdono. L’uomo che fugge da uomini di cui non sente il bisogno si trova a condividere la vita di uomini che hanno bisogno di lui e solamente sul tragico epilogo capisce: "La felicità non esiste, se non è condivisa… ho avuto una vita felice, ringrazio Dio".

L’acuto dramma di quest’uomo realmente esistito (Christopher McCandless) è teneramente accompagnato dalla voce di Eddie Vedder che ruvida modella pianure e montagne, come un aratro che ferisce la gelida terra perché il seme possa dare il suo frutto.

Don't come closer or I'll have to go
Holding me like gravity are places that pull
If ever there was someone to keep me at home
It would be you...

7.2.08

SE IL NEONATO È VITALE

CACCIA GROSSA


Quanto mi piacciono le pubblicità di Tempi...