"[...] Il fatto è vedo una sproporzione tra la grandezza e la possibile pervasività culturale di ciò che si è mosso e si muove dietro la richiesta di moratoria per l’aborto e la sua eventuale declinazione nei termini di un partito politico, il quale, per quanto sui generis sarebbe pur sempre un “partito”. Io credo invece, caro direttore, che in questo momento bisogna insistere nella battaglia culturale, fare pressione su tutti gli schieramenti politici, affinché comprendendo che non stiamo scherzando, che su questi temi saremo sempre lì a incalzarli con la determinazione, a tratti feroce, che lei ha saputo dimostrare in questi anni. Sono certo che raccoglieremmo di più, senza offrire alibi a coloro, purtroppo ci sono anche quelli, , che se ci vedessero, poniamo, nello schieramento di centrodestra liquiderebbero tutto come una perfida manovra politica, magari orchestrata da Berlusconi. Tutto ciò può apparire per certi versi deprimente, però l’Italia è così. E siccome il movimento della moratoria sta diventando mondiale, teniamo gli occhi a quest’altezza, continuiamo questa grande battaglia e lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti. Con la stima di sempre.
Pensiero di un mio magnifico collaboratore: “Io invece sono sempre più convinto che una cosa, per diventare trasversale o bipartisan ha prima bisogno di esser di parte, di avere una parte che se ne faccia carico, pena l’inefficacia”. Sono d’accordo con questo mio collaboratore, caro e sincero professor Belardinelli. Non c’è separazione fra l’impegno culturale e civile, che continua come prima, e la testimonianza delle nostre idee portata senza eccessi e senza albagia nella contesa elettorale. Non cambia niente di niente, solo si aggiunge qualcosa che non può che avere successo. La ringrazio per il sostegno e per la sua schiettezza.
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