L'esagerazione in usi e costumi dei finiani mi ha sempre infastidito. Chissà perchè stasera no.
Ai nostri dolor insieme brindiam,
col tuo bicchiere di Barbera
col mio bicchiere di Champagne!
Giorgio Gaber
(est) vir qui adest
G: Gent. sig.ra Amabile, prima di commentare il suo articolo, potrebbe dirmi cosa intende lei per vita umana, o quando secondo lei questa comincia a definirsi tale? E' una verità che non può essere data per scontata in un dialogo su questi temi. Per adesso dico solo che il bastione cattolico dell'integralismo scientifico e il ciellino Formigoni con le sue ridicole linee guida, mi sembra stiano solo tentando di difendere il più innocente delle vittime degli ultimi decenni. Sa di chi sto parlando. Cordialmente.
F: Giovanni, mi perdoni sono dovuta correre a Napoli per occuparmi di rifiuti e non ho potuto rispondere al suo gentile invito :))) comunque abito a roma
G: Se percaso passa dalla vera capitale, il 2 febbraio al Teatro dei Salesiani in via Tonale 19 ci sarà l'incontro di presentazione del libro di don Luigi Giussani "Si può vivere così" in cui si affronta anche il rapporto fra ragione, fede e verità. Un saluto.
Arch. Giovanni Fasani
Guardate questa scena della Storia Infinita e capirete perchè compare sempre meno nei palinsesti. Le grandi verità dei pupazzi di una volta...
Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d`oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me". Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso.
1) l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;
2) la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una “discarica” ideologica.
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.
IN NOME DELLA RAGIONE LAICA
Caro direttore - La seguo con simpatia ed amicizia da tempo, ma soprattutto in questo momento sento il bisogno di esprimerle tutta la mia solidarietà, non tanto per la battaglia che sta conducendo a favore di una moratoria dell’aborto, quanto per la difesa della “ragione laica” in essa sottesa. E’, infatti, in nome di ragioni, che “appartengono a chi è dentro e a chi è fuori le mura della chiesa o delle chiese” (cfr. il Foglio, 7 gennaio 2008), supportate anche dalla documentazione che viene dal progresso scientifico, che Lei sta difendendo il “diritto di nascere” di chi, fin dal primo momento del concepimento, non può non essere considerato un vivente umano. Ritengo, pertanto, che dietro la battaglia per la moratoria dell’aborto se ne stia giocando un’altra ancora più decisiva, cioè quella a favore di una ragione comune che stia a fondamento di uno stato democratico. Ha scritto Jürgen Habermas: “L’idea di sé dello stato costituzionale democratico si è sviluppata nel quadro di una tradizione filosofica che si richiama alla ragione ‘naturale’, dunque unicamente ad argomentazioni pubbliche, che pretendono di essere parimenti accessibili a tutte le persone. L’assunzione di una comune ragione umana è il fondamento epistemico della giustificazione di un’autorità statale laica, che non dipende più da legittimazioni religiose” (“Tra scienza e fede”, Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 24). Forse questo è il vero motivo per cui questo grande pensatore europeo viene avversato da alcuni laici, o meglio laicisti, italiani. Flores d’Arcais gli ha dedicato l’editoriale dell’ultimo numero di “Micromega” dal titolo “Undici tesi contro Habermas”, nelle quali afferma che la ragione, cui Habermas brucia incenso, non è ragione, ma è teologia: “E’ restaurazione omnipervasiva della teologia contro le conquiste della moderna scepsi critico-empirica”. Ma, negata una comune ragione naturale, perché “contro le conquiste della moderna scepsi critico-empirica”, e quindi la possibilità di una ragione squisitamente laica, su che cosa sarebbe possibile fondare il diritto, se non sulle ragioni del più forte, che potrebbe essere anche una maggioranza democratica?
don Francesco Ventorino, il Foglio, 8 gennaio 2008